La lotta alla varroa si evolve, dal blocco all’asportazione della covata
Archiviata la pratica del blocco di covata, a due anni dal mio articolo in questo blog , come tecnica oramai acquisita dagli apicoltori italiani in quanto diffusissima e ben sperimentata (compreso l’uso oramai quasi ubiquitario della gabbietta cinese), la domanda ora diventa: come rendere più fruttuoso il gran lavoro di ricerca della regina che necessita questa tecnica per il controllo della varroa? Ad esempio, se si ha in programma di sostituire un buon numero di regine, si possono unire i due interventi, o attraverso l’introduzione di una cella reale, dopo 10 giorni dall’ingabbiamento della regina (che va contemporaneamente tolta), oppure inserendone una feconda, mediante la classica gabbietta da spedizioni, un paio di giorni prima dello sblocco preventivato.
Ma è possibile fare di meglio? Certo, perché se invece di bloccare la covata, la asportiamo completamente, otteniamo l’immediata assenza di covata nella famiglia donatrice ma anche, dopo 24 giorni, nella famiglia creata con i telaini di covata prelevati dalla famiglia madre.
Già nell’ articolo sul blocco di covata vi avevo parlato di una ricerca fatta dal Centro Svizzero di Ricerche Apicole di Liebefeld molti anni fa che provava, in poche parole, che asportare ad una colonia tutta la covata alla fine della produzione, non provocava effetti deleteri, se non una piccola riduzione di forza alla ripresa della stagione produttiva.
E quindi, nel caso di asportazione di covata, il tempo perso nel cercare la regina sarebbe ben ripagato dalla costituzione di un nuovo nucleo. Inoltre, al contrario di quando l’assenza di covata viene provocata dall’ingabbiamento della regina, si avrà la possibilità di intervenire contro la varroa nella colonia senza covata, immediatamente abbattendo subito l’infestazione a livelli primaverili, con grande vantaggio nel proseguo della stagione, fino ad arrivare al suo invernamento.
Ho quindi voluto provare su una sessantina di famiglie all’uscita dalla raccolta di castagno e eucalipto, peraltro piuttosto scadente in quantità, e vi spiego come ho fatto.
Quando, verso la fine di luglio, ho tolto i melari ho lasciato l’escludiregina e ho girato il coprifavo. Questo mi ha permesso, alla successiva visita, di valutare velocemente l’abbondanza di api presenti nell’alveare, senza rischiare che la regina si mescolasse con le api nel coprifavo. Alle famiglie che presentavano abbondanza di api nel coprifavo (200 grammi o più) ho eseguito direttamente l’asportazione della covata, mentre a quelle più deboli, ma sempre con 10 telaini su 10 coperti di api, ho prima controllato il tasso di infestazione col metodo descritto in questo articolo. A tutte le famiglie con un tasso di infestazione sulle api adulte superiore al 4% (ovvero 8% in totale) ho fatto subito un acido ossalico preferendo l’ingabbiamento della regina all’asportazione di covata, per ripeterlo dopo 24 giorni. Alle altre ho eseguito l’asportazione della covata come a quelle straboccanti di api.
Per effettuare l’asportazione della covata, il materiale che ci si deve a portare in apiario, oltre la normale attrezzatura da apicoltore, è:
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Un’arnietta per fare nuclei da 6 telaini riempiti con fogli cerei e tutti i telaini già costruiti che avete a disposizione per rimpiazzare i favi di covata prelevati.
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Nutritori e sciroppo di saccarosio 1:1.
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Una forchetta disopercolatrice,
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Alcune gabbiette per il blocco della covata.
Ho proceduto in questo modo: ho aperto l’alveare alla ricerca della regina. Una volta trovata l’ho introdotta nella gabbietta, per essere sicuro di non perderla d’occhio durante il lavoro. La gabbietta cinese è fantastica perché, oltre ad essere perfettamente adatta allo scopo, come quelle di prezzo superiore, ma più compatta tanto da poterla inserire tra due favi, permette, a chi non ha sufficiente dimestichezza a prendere in mano le regine, di ingabbiarle comunque. Infatti, quando si individua la regina, si può appoggiare la gabbietta aperta direttamente sopra di lei. Sarà lei stessa ad entrarvi, arrampicandosi sulle sbarre della gabbietta; a questo punto la si deve chiudere, stando attenti a non ferirla (vedi video).
A questo punto ho prelevato i telaini di covata dando una leggera scrollata alle api in modo che più della metà rimanessero nell’alveare originario. Poi li ho introdotti nell’arnietta da nuclei avendo cura, una volta terminato il lavoro, di chiuderlo velocemente perché la covata attira moltissimo le api che vi si infilano velocemente.
Nella prova che ho eseguito tutti gli alveari avevano 7 telaini di covata e quindi ho provveduto a disopercolare quello che ne aveva di meno (massimo un dm2) per lasciarlo nella famiglia di origine. Ho, quindi, risistemato i favi nell’arnia donatrice spostando tutti i pochi favi rimasti (4) a parete con un paio di favi già costruiti nel mezzo per stimolare la regina a deporre subito mentre il rimanente spazio l’ho riempito di fogli cerei, cercando così di avere una famiglia il più possibile compatta. Ho liberato la regina è ho nutrito, per calmare la colonia, con un paio di litri di sciroppo zuccherino. Noterete, nel fare questa operazione, infatti, che le api tendono ad uscire dall’alveare piuttosto velocemente e richiamare le sorelle invitandole al rientro. Teoricamente ci sarebbe anche pericolo di deriva in quanto non essendoci più covata le api possono essere attratte dalle famiglie adiacenti.
Dopo 2 giorni ho eseguito un trattamento con Apibioxal provocando la caduta di abbondante varroa (l’ho controllato nei due giorni seguenti).
Le arniette da 6 telaini, le ho collocate in un altro apiario, sufficientemente distante. A queste nuove colonie, farò allevare direttamente la regina da una delle loro celle anche se è possibile, per ottenere una regina selezionata, dare loro una cella reale pronta allo sfarfallamento 9 giorni dopo l’intervento, magari distruggendo quelle autocostruite. Dopo 24 giorni dall’operazione di asportazione della covata, sarà possibile anche in questa colonia eseguire un trattamento acaricida con acido ossalico; contemporaneamente è possibile controllare la presenza di una regina feconda.
Commenti
Ciò che ho descritto nell'articolo è stata una sperimentazione fatta molti anni fa. Ora faccio asportazione o blocco a seconda delle necessità aziendali. Sicuramente non la faccio in contemporanea nello stesso apiario. Oppure, è possibile farlo, ma è molto importante che il trattamento venga fatto simultaneamente su tutti gli alveari, proprio per problemi passaggio di varroe da famiglie non ancora trattate a quelle in cui è stata eseguita la medicazione. Questo, infatti, negli alveari dello stesso apiario succede molto facilmente.
E' possibile fare l'asportazione, insomma, quando si effettua la liberazione della regina.
Credo di aver visto un miglioramento nel posto in cui le ho collocate (oppure è quello che vorrei vedere) grazie ancora ci vediamo sabato. Ciao!
Premesso che sono solo al secondo anno di esperienza, ho asportato completamente la covata a tutte le arnie e due giorni dopo ho fatto l'ossalico gocciolato. Di 25 arnie dopo 20 gg 4 erano completamente deserte. Le altre 15 ottenute invece sono super popolate e al 24esimo gg tratterò anch'esse con ossalico gocciolato. Ora le arnie originarie sono su 2 - 3 telaini, con covata e pochissime scorte nonostante le stia nutrendo. Il resto sono cerei. Probabilmente ho sbagliato a non scrollarle e lasciare un po' più di api, ma secondo voi riuscirò ad invernarle?
Bisognerebbe capire cosa intendi per vassoi pieni di varroa. Il trattamento ha una efficacia del 90% e, quindi, circa il 10% rimane nell'alveare.
C'e' da dire, poi, che le api potrebbero anche essere molto numerose. Allora 50 cc x alveare potrebbero essere leggermente aumentati. Fare un secondo trattamento potrebbe essere troppo qualora ci fosse gia' covata a pochi giorni dall'opercolatura in quanto la varroa sarebbe gia' protetta.
Buon lavoro!
Come da tuoi insegnamenti ho provveduto all'ingabbiamento della regina e al successivo trattamento con Apibioxal gocciolato. Dopo 48 ore i vassoi sono pieni di varroa. Considera che sono sciami di quest'anno già trattati con ossalico appena formati....
Non mi è' molto chiaro se basta un solo trattamento oppure è' necessario ripeterlo e dopo quanti giorni.
Grazie Lucia
Allora potresti lasciar fare a loro e poi sostituire la regina, oppure mettere una cella reale dopo 7 giorni dall'asportazione.
pongo un quesito in merito al trattamento con acido ossalico gocciolato su un alveare sfarfallato:
Qualora abbia utilizzato una formulazione "svizzera" 0,035grAO/ml (circa) con successiva consistente caduta di varroa nel vassoio (volendo ho le foto).
E' necessario/ consigliato ecc. rieffettuare un altro trattamento a distanza di una settimana ? Questo lo chiedo perchè alcuni ritengono che un trattamento con tale concentrazione non sia sufficiente e di conseguenza meglio rifare che rischiare ....
Qualora si effettui un doppio trattamento, è meglio uno "standard 1000/400/80" o rifarlo alla "svizzera" ?
Ci sono rischi per le api ? Esperienze ?
Grazie mille !!!
Un caro saluto
Michele
Se aspetti una settimana a ridare l'acido ossalico, molta della varroa superstite sarà già nelle cellette di covata in attesa di essere opercolate, quindi è quasi inutile.
La casa produttrice, ma anche tutte le ricerche scientifiche in merito, consigliano di utilizzare la dose di 5 ml di soluzione per telaino coperto di api; ma in questo periodo le api sono moltissime, infatti quanto togli i melari per i trattamenti le api continuano ad stare nell'alveare e, quindi, sono molto più pressate e sarebbe meglio sovradosare l'acido ossalico. Ad esempio 60 ml o qualcosa più. C'è chi consiglia di fare due trattamenti, ma a distanza ravvicinata, ma considera che l'acido ossalico in questa formulazione è un po' tossico per le api e, quindi, rischi uno spopolamento.
Fermo restando quanto già detto in premessa, la soluzione 1000/400/80 è assolutamente da evitare perché lo zucchero è importante per l'efficacia di questa formulazione e non va ridotto.
sono un apicoltore hobbista da un mese, 2 arnie, ora già 3 ..
Tra i mille dubbi e la continua ricerca di informazioni e nuove tecniche, metodiche e soluzioni, ti chiedo che ne pensi della tecnica dell'ipertermia della covata.
Ragionando con il ns veterinario di zona (dedicato e disponibile a tutti gli apicoltori) , ritiene comunque che la tecnica da te presentata è la migliore sopra tutto dal fatto che permette una quota di "rimonta" di famiglie che può sempre tornare utile.
Seguendo la tua indicazione di trattare contemporaneamente l'apiario (per evitare la reinfestazione) e avendo arnie con sviluppo differente, (forte, meno forte e debole) come agire ? quale tecnica mista ? Magari compatibile con un successivo possibile raccolto montano ...
Grazie, un caro saluto.
Michele
L'ipertermia l'ho provata in passato ma con scarsi risultati; soprattutto era la piccola differenza tra resistenza della covata e della varroa alle alte temperature, a mio avviso, a non farla funzionare. Naturalmente è solo la mia esperienza che vale per qual che è. Comunque è un sistema piuttosto macchinoso e dubito possa avere un futuro.
L'asportazione io la pratico solo su famiglie molto forti, per le altre preferisco il blocco. Asportazione e successivo raccolto la vedo un po' difficile, soprattutto se le api sono costrette a rifarsi il nido anche per la cera. Allora meglio il blocco.
Anche io ritengo la tua indicazione ragionevole e corretta. In merito al blocco pensavo all'orrizzontale messo però sopra, anche ai melari, magari anticipandolo durante la fine raccolta. (In modo da non attendere la fine luglio per il trattamento e comunque intanto produrre). Controindicazioni ?
Magari poi trattare e rimettere i melari se in condizione ancora di produrre ...
In merito all'ipertermia, la cosa permetterebbe di non buttare la covata opercolata .... sto per costruire un forno di precisione per fare delle prove, ormai per l'anno prossimo .
L'unica cosa è verificarne correttamente i risultati sulle larve e varroe trattate.
Grazie buon proseguo.
Quando faccio l'asportazione, la covata la faccio sfarfallare in un'arnietta. Infatti a fine luglio/agosto l'ambiente è già una buona incubatrice. Molta varroa, tra l'altro, in assenza di covata muore e, se proprio è molto infestata, è possibile fare un trattamento intermedio.
Tienimi aggiornato dei tuoi esperimenti!
1. fare l'asportazione invece del blocco mi permette di intervenire più tardi rispetto a come facevo nel blocco??il mio problema è che avendo le api in una posizione un pò particolare con le fioriture che finiscono quasi a fine luglio bloccare la covata a metà luglio (periodo consigliato) fa si che il nido si intasi completamente di miele e che i melari vengano ''svaligiati''
2. la mia intenzione non sarebbe quella di raddoppiare il numero degli sciami anzi preferirei avere degli sciami più forti nel periodo invernale in modo che siano poi in grado di riprendersi velocemente a primavera... quindi è pensabile un asportazione temporanea della covata? ovvero aspettare 24 giorni lasciare lo sciame orfano e poi effettuare una riunione?
3. i favi di covata asportati non rischiano di essere troppo infestati di varroa e di far nascere api deboli e malate?
cordiali saluti
2. Senz'altro, è sempre possibile riunire due famiglie, anche di api diverse. Non sarà, quindi, necessario rimettere insieme le api provenienti dalla stesse famiglie.
3. Certo, dipende da quando si effettua l'asportazione. Ricorda: 20% varroe sugli adulti e 80% nella covata! Se hai un fondo antivarroa, e controlli la caduta nella famiglia a cui hai asportato la covata, puoi prevedere quante ce ne saranno nella covata asportata.
Ti ringrazio tantissimo, e resto in attesa di un tuo riscontro.
Il modo migliore per contrastare la varroa è l'uso dell'acido ossalico sublimato. Inoltre puoi fare un ossalico ogni volta che sei sicuro di non aver covata.
Volevo chiederle dato che sono indeciso su quale trattamento effettuare a fine fioritura del castagno un consiglio.
Ho intenzione di fare cosi;come levo i melari,appena tolti fare dell'ossalico gocciolato, dopo qualche giorno vado a levare 2 telai di covata a cassa per fare sciami e in seguito fare dell'ossalico sublimato 1 trattamento ogni 4 giorni,oppure un trattamento di formico nel cassetto 25 cc sempre ogni 4 giorni.Sono indeciso tra le due opzioni ,ho paura che il formico mi orfanizzi le casse.Avevo pensato anche di fare il blocco di covata con la gabbia cinese ma le mortalità sono alte e le altre gabbie più grandi costano.
Nell'attesa di un vostro riscontro porgo distindi saluti grazie
Intanto devo precisare che l'uso dell'acido formico per la lotta alla varroa non è consentito in Italia. Quando lo usavo io, ormai più di dieci anni fa, non mi ha mai orfanizzato nessuna famiglia ma lo somministravo freddo di frigo o congelatore e limitavo l'evaporazione imbustando i panno spugna con un sacchetto di nylon.
Somministrare l'acido ossalico sublimato in estate per non fare il blocco di covata non mi sembra una buona idea. Oramai abbiamo solo questo prodotto veramente efficace e somministrandolo molte volte, non facciamo altro che rendere resistente la varroa a questo principio attivo. E dopo?
Inoltre dare l'ossalico in presenza di covata seleziona acari che, dopo aver terminato il ciclo di sviluppo, rientrano velocemente nelle cellette. Comportamento che le rende poco vulnerabili ad un prodotto che ha una efficacia di poco più di 24 ore.
Le prove di mortalità di regine con l'uso di gabbiette cinesi è la medesima delle altre ed è piuttosto bassa, introno a 4-5%. Si tratta di andare a liberare le regine portandosi dietro delle regine da introdurre negli alveari rimasti orfani.
Se proprio non ti piace il metodo, puoi far covare la regina restringendone il campo di azione in uno o due favi che poi toglierai per farne dei nuclei (se non troppo infestati).
Altrimenti puoi sempre fare l'asportazione di covata che se ben eseguita da ottimi risultati.
Un caro saluto e... in bocca al lupo!
Ho iniziato l'anno scorso con un alveare (in pianura, Friuli) attualmente sono arrivato a tre arnie DB, due famiglie forti e una più piccola. Contro la varroa ho tarattato a fine luglio con timolo e acaricidi, provando anche il metodo del suco di limone...poi a dicembre ho trattato con ossalico. Non ho ancora perso nessuna famiglia, ma mi trovo oggi, inizio marzo, con covata in tutte e tre le famiglie, e alla prima visita, ieri, ho notato la presenza di varroa, e diverse api quasi senza ali, alcune anche con una peluria bianca, un pò malandate. Non ho esperienza con la lotta biomeccanica, anche perchè ancora non ho ben chiaro tutto il procedimento, inoltre lo trovo un pò laborioso e mi chiedo se non sia uno stress eccessivo anche per le api, ma anche la chimica non è la strada giusta. Personalmente penso che in generale l'apicoltura moderna abbia preso una strada senza uscita. Che ne pensi?
Io penso che le api siano davvero in pericolo, quindi forse dovremmo iniziare ad allevarle non tanto per ottenere profitto, bensì per tenerle in vita. Tornare ai metodi di una volta, tipo Warrè o altri, potrebbe renderle meno stressate e quindi più forti? Qui vicino c'è una vecchia casa con un alveare naturale che da anni vive dentro un muro. Come sopravvivono? L'anno scorso ho preso uno sciame uscito da lì, ma una volta trasferito nell'arnia, è comparsa la varroa.. come facevano a sopravvivere da sole? Io credo che dovremmo trovare una risposta a queste domande perchè siamo arrivati ad un punto morto. Sono scarsino in apicoltura ma i miei studi di biologia mi dicono che stiamo sbagliando qualcosa, il modello che usiamo è sbagliato, e questo si riflette anche nella nostra stessa salute, per non parlare poi di quella dell'intero ecosistema. Che ne pensi se provo a trasferirle in un'arnia Warrè o in un bugno villico? Qualcuno ha qualche idea simile? Come mi dovrei muovere?
Grazie
La Warrè o altri tipi di arnie, da sole non bastano, ci vorrebbe una selezione di api resistenti, ma non vedo ancora molta attenzione da parte degli apicoltori e, soprattutto dei dirigenti delle associazioni degli apicoltori. Siccome i caratteri sono recessivi, qualsiasi selezione fatta da apicoltori singoli non avrebbe nessun successo.
Lo sciame che da anni vive nel muro di una casa, probabilmente di tanto in tanto viene sostituito da un nuovo sciame, ma è difficile accorgersene. E' vero che le api lasciate a loro stesse campano un po' di più (anche perché i trattamenti che facciamo uccidono varroe ma anche le api) ma non così tanto, almeno ancora non si hanno certezze in merito.
Se non hai velleità di produzione di miele ad alti livelli, ti consiglio l'uso di un alveare Top Bar (es.: KTBH); le api costruiscono i favi da sole, si gestiscono l'alveare come vogliono, ma è possibile aprirlo per controllarlo. Comunque sarebbero sempre necessari dei trattamenti, l'acido ossalico sublimato sembra essere la migliore soluzione. Questo, almeno, è quanto ti consiglio sulla base nelle notizie che possiedo.
Sapevo che saresti stato così gentile, puntuale e provvidenziale nella tua risposta. Sembra un'ottima idea quella della KTBH, non la conoscevo, ma mi sto informando in rete su come funzioni.. a proposito, hai qualche consiglio sui dettagli per la costruzione? L'inclinazione delle pareti è importante? Ho visto dei video in cui si parla di angoli molto precisi, ma diversi tra davanti e dietro..
Intanto farò i trattamenti che mi hai consigliato, spero proprio di non dover ricorrere di nuovo alla "chemio"
A presto e buon inizio di stagione
VIVA LE API
Grazie dei complimenti!
data dai feromoni della covata. Ma ci sono anche dei lati negativi. L'inpossibilità di mettere il melario crea spesso intasamento del nido e costruzioni sotto al coprifavo, che determina perdita di raccolto e difficoltà di ripresa per mancanza di spazio per deporre. Ma la cosa che secondo mè andrebbe più approfondita è l'usura e lo spreco di api. Con il telaino vengono buttate circa 6-7 etti di api con ciò che è servito per alimentarle. Inoltre la raccolta del polline e nutrire le larve accorcerà l'aspettativa di vita di molte altre api. Saluti
Il metodo Campero riesce a togliere un po' di varroe ma non così tante da permetterci di eliminare un trattamento. Il motivo è semplice: le varroe utilizzano le api come mezzo di trasporto per giungere alle cellette dove ci sono larve recettive. Le varroe, quindi, sono dappertutto nell'arnia, addirittura nelle api del melario; la loro concentrazione è solo un po' maggiore nei pressi della covata soprattutto se maschile. Di covata maschile, però, ce n'è comunque molto meno di quella femminile, seppure concentrata nel TIT3.
Il confinamento della regina, poi, preferisco prolungarlo almeno fino al 21° giorno.
Il mio protocollo di trattamento è: blocco della regina o asportazione della covata (importante è che sia assente la covata contemporaneamente su tutti gli alveari dell'apiario x evitare la reinfestazione) e susseguente trattamento con acido ossalico (Apibioxal) in estate e trattamento sempre con a.o. durante il blocco naturale di covata (verificato con una visita a tutti gli alveari) in autunno.
Ricambio i saluti.
Qual' è la % di varroa che porta alla morte?
Quale causa danni gravi?
Quale livello può causare danni lievi?
Questo in api che per il resto sono in buone condizioni(sane, polline....ecc.), alla ripresa primaverile, in luglio, in autunno e in inverno?
Saluti
Alessandro
non è possibile dare una risposta univoca alla tua domanda perché varia molto da caso a caso (tipo di ape che allevi, come si è trattato nel passato nella tua zona , raccolto oppure no, ecc,). Considera, poi, che ci sono alveari che tollerano molto più di altri la varroa; comunque la mia esperienza mi dice che con il 3% di tasso di infestazione di varroa negli adulti sei a rischio e qualcuna la si perde.
Per me gravi danni o morte e quasi lo stesso per cui non molto diverso dal 3%; fino all'1,5% i danni sono sempre ben tollerati dalle colonie.
Naturalmente il raccolto migliora la sopportazione da parte delle api; soprattutto il numero di api di una colonia è importante (e anche la presenza di fuchi che mitiga). Infatti avere il 3% in colonie di 10.000 api è ben diverso che averlo in colonie di 35.000, anche se il numero di acari in senso assoluto è di molto superiore nel secondo caso. In fase foretica, la varroa non crea molti danni ma quando in inverno è presente le api iniziano a covare prima.
Spero di aver risposto a tutto ciò che mi hai chiesto; fammi sapere.
apprezzo il tuo sito ben fatto e pieno di spunti.
Quest'anno voglio usare questo metodo invece di "timolare" le api, se il giorno 24 dall'asportazione di covata tratto con bioxal l'arnietta, non rischio di disturbare la regina nuova?
Grazie
Giulio
Io ho trattato, quest'anno e anche l'anno scorso con apibioxal e non ho avuto problemi. I problemi sono gli spopolamenti quando l'infestazione è troppo alta o, anche, qualche difficoltà di fecondazione da parte delle regine vergini.
Un caro saluto e scusami ancora per il ritardo nella risposta.
Poi pensavo di approfittare dell'occasione mettendo la regina nella gabbietta "cinese" prima di liberarla. Che ne pensi? L'ammazzeranno subito? Riescono le api operaie ad ammazzarla dentro alla gabbietta "cinese"?
Oppure prima la faccio ambientare un po' nella famiglia?
Grazie per i suggerimenti.
ciao
Tiberio
Quanto fai l'asportazione l'alveare lo puoi al massimno dividere per 2 e, poi, è sempre meglio nutrire (4 litri e più di sciroppo 1:1 per far tirare la cera).
Le api possono uccidere la regina nella gabbietta per il blocco e, quindi, è sempre meglio introdurla con quella classica, semmai, togliendo le bottinatrici.
Grazie a te scusami ancora.
Possiedo un apiario in località montana con blocco di covata naturale di un paio di mesi(da fine novembre a tutto gennaio)
Praticando apicoltura biologica,ho deciso,già da qualche anno di usare il telaino T.I.T.3.
Visto che comunque è lavoro aggiunto e necessita di visite periodiche per almeno un paio di mesi in primavera.
Mi domandavo quale fosse il rapporto vantaggi/svantaggi di questa tecnica, se è applicata in apicoltura intensiva e in che percentuale.Grazie.
saluti
Alessandro
a luglio ho constatato come sui nuclei ottenuti con la messa a sciame in primavera, in particolare su alcuni, la varroa si fosse riprodotta a livelli più elevati di quelli che avrei potuto pensare. Non ho fatto la messa a sciame come sulle famiglie vecchie pensando che per i nuclei fosse una frenata un pò eccessiva però con passate di ossalico al 2% o ipereat ho faticato ad abbassare il livello di varroe. D'altra parte se le varroe continuano a cadere non è che si può continuare a trattare con l'acido. Per l'anno prossimo vorrei applicare il tuo metodo sul controllo dell'infestazione, in caso di sforamento per i nuclei tu cosa consiglieresti?
Il blocco con 5 o 6 telai di api a luglio si può fare?
Altro dubbio: qualche ape con le ali torte potrebbe formarsi anche in famiglie non eccessivamente infestate?
Grazie ed ancora auguri Claudio
Certo che il blocco si può fare anche con solo su colonie di 5 o 6 telaini; in questo caso farei l'asportazione, tratterei subito le api a cui ho tolto la covata e, dopo lo sfarfallamento, anche a quelle che sono nate dalla covata asportata. Infine le riunirei per quanto credo sia necessario (anche non alla stessa famiglia d'origine).
La risposta all'ultima domanda è sì, perché le api con le ali rovinate sono vittime di un virus e anche quando elimini le varroe, il virus rimane e fa danni per 1 o 2 mesi ancora.
resta però da sottolineare che non sempre tutto fila per il suo verso: nella mia esperienza biennale di "asportatore di covata" il risultato finale non è poi scontato, forse anche in dipendenza del grado di infestazione della covata. Resta però la validità concettuale della procedura: tanto sforzo per cercare la regina può essere proficuamente impiegato per aumentare il proprio patrimonio apistico.
innanzitutto grazie per essere intervenuto con una tua riflessione. Chissà perché gli apicoltori professionisti non partecipano alle discussioni... o hanno difficoltà col computer o preferiscono prendere informazioni anziché darle: in tutte e due le ipotesi non fanno una bella figura!
E' vero, non sempre tutto fila liscio e più il tasso d'infestazione aumenta e più questo è vero. Forse vale la pena valutarlo prima di iniziare; nell'articolo indicavo il 4%, dopo l'esperienza di quest'anno, scenderei al 3% e forse anche un po' meno. Poi c'è la questione deriva; lì dove non me ne sono curato (cassettini dello stesso colore e in lunghe file) ho avuto problemi sia di dispersione delle operaie che anche di fecondazione delle regine. Però le famiglie di partenza sono tutte ok, e questo dipende dal fatto che il trattamento viene fatto subito e non dopo 21 o 24 giorni come col blocco della regina. Nelle colonie che ho ottenuto dalla covata, ho una media di 3 telaini di api (3.500-4000 api) ma già si stanno dando da fare per aumentare. Certo, devono avere raccolto e se non ce l'hanno bisogna nutrire, questo è fondamentale!
Altra informazione che potrà essere utile: il rapporto tra varroa sugli adulti al momento dell'asportazione e quella sugli adulti nati dalla covata sfarfallata dopo 21 giorni varia da 1:5 con tasso d'infestazione intorno al 3% a 1:10 con tasso d'infestazione all'1% (forse dipenderà che con alto affollamento diminuisce la fecondità). Inoltre molte varroe muoiono solo perché c'è il blocco della covata, anche il 50% in famiglie molto infestate. Un dato che ancora nessuno ha evidenziato, ma molto interessate se si pensa che alcuni prodotti autorizzati spesso non superano il 70% di efficacia mentre, ripeto, il blocco della covata, da solo, senza trattamento ha un'efficacia vicina al 50%: non c'è che dire, un bel colpo!
Sull'asportazione della covata maschile: certo che ho provato ma l'ho anche abbandonata perché non funziona. Prima mi domandavo il perché, poi l'ho capito leggendo il bell'articolo dell'American Bee Journal che cito nell'articolo sulla valutazione del tasso d'infestazione. La covata maschile è poca; anche se noi la stimoliamo non arriveremo mai a percentuali che superino il 5%. La varroa, invece, è in ogni angolo dell'alveare pronta ad entrare nella prima celletta attrattiva che le si prospetti davanti per cui, non può funzionare. Se devo lavorare molto e, alla fine, non ottengo il risultato di eliminare un trattamento, tanto vale non farlo e focalizzare l'attenzione su altro.
Una volta si parlava dell’asportazione della covata a celle maschili dopo l’inserimento dei favi con celle da fuco, che fine ha fatto? Hai mai provato?
Saluti Carlo
Sono passati molti anni ed io credo che siamo di nuovo al punto di partenza.
Prima perché non sì e fatto molto per darci degli strumenti che analizzassero il grado di infestazione con semplicità e precisione.
Secondo perché dopo l’innamoramento dei medicinali e questo lo dicono gli intensi trattamenti che si effettuano in agricoltura finalmente forse abbiamo capito che questa non è la strada unica e ottimale.
Terzo perché abbiamo capito che per poter convivere con la varroasi e quello di avere sempre le famiglie al di sotto della soglia di infestazione che porta alla morte
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