La vista delle api è un importante strumento per produrre biodiversità. Ma quanto è bello un fiore? È così bello che lo usiamo come messaggero d’amore. É bello e profumato, sembra fatto apposta per questo scopo. Mi dispiace deluderti, ma non è così. I fiori esistono perché esistono gli impollinatori e tra questi, le api.
Le api (tutte, quelle selvatiche e quelle da miele) sono delle macchine perfette per scovare i fiori e impollinarli. E fin qui nulla di speciale. La coevoluzione ha reso entrambi, fiori ed api, super specializzati ad attrarre ed essere attratti. Il fiore non è altro che la differenziazione dell'apice di un rametto (ovvero una gemma) le cui foglie, diventando petali, spesso perdono l’attitudine alla fotosintesi. Una differenziazione dovuta allo stimolo di fattori ormonali e ambientali, che produce effetti sorprendenti che possono essere valutati nella loro magnificenza solamente dagli occhi delle api. Da una gemma possono derivare delle semplici foglie monocolori oppure dei meravigliosi petali dai colori sgargianti. E tutto questo per le api, non certo per noi!
Sebbene l’ape utilizzi anche l’olfatto per raggiungere il fiore da impollinare, le maggiori informazioni le recupera dall’ambiente mediante il senso della vista, che a noi umani può apparire come un vero e proprio superpotere.
L’olfatto, come abbiamo visto in uno scorso episodio, risiede nelle antenne e il riconoscimento delle molecole profumate avviene quando uno dei tantissimi recettori presenti ha una forma che collima perfettamente con quella della molecola da individuare. Quando questo accade, la serratura si apre e lo stimolo arriva al cervello che da il via al conseguente comportamento dell’ape.
L’apparato visivo delle api, invece, è più complesso in quanto costituito da due occhi e tre ocelli (i tre occhi più piccoli che si trovano nella parte centrale della testa), le cui funzioni sono da tempo molto dibattute. Intanto servono alle api a riconoscere il momento del giorno, al sorgere del sole, in cui partire dall’alveare e quello della sera in cui ritornare. Quindi sono essenziali per valutare l'intensità della luce e aiutano l’ape durante il volo a rimanere orientata e a mantenere la stabilità. Gli occhi più grandi, che sono posti ai lati della testa, sono composti da migliaia di ommatidi, una sorta di minuscole lenti sfaccettate. 6.900 per ciascun occhio delle api operaie e ben 8.600 per ciascuno di quelli dei fuchi. Ognuna di queste sfaccettature cattura una porzione d’immagine che verrà in seguito ricomposta insieme a tutte le altre grazie alle capacità di sintesi del loro cervello. L’immagine finale è simile ad un mosaico in cui ogni tessera è il risultato della stimolazione di ciascun recettore visivo. Immaginare una parete piena di televisori uno accanto all’altro e ognuno dei quali proietta un pezzo dell’immagine totale può forse rendere l’idea.
Questi occhi così particolari permettono alle api di percepire i colori ed è noto da tempo che li percepiscono diversamente da noi umani. Entrambi abbiamo all'interno dell'occhio tre fotorecettori che ci servono per costruire tutti i possibili colori dai tre principali: rosso, blu e giallo per gli umani e ultravioletto, blu e giallo-verde per le api. Quindi le api non possono vedere il rosso e noi non possiamo vedere l’ultravioletto (che le api vedono come una ulteriore gradazione del violetto). Grazie alla sensibilità all’ultravioletto esse riescono a vedere bene il colore dei fiori anche se la luce del sole è coperta dalle nuvole. Non vedono però il rosso che a loro appare nero. Ed infatti i fiori rossi (che non sono molti) non sono impollinati dalle api. Un apicoltore obbietterebbe: “E il trifoglio rosso, la sulla, il rododendro?” In realtà non sono propriamente rossi ma porpora, colore ben visibile alle api, che lo percepiscono blu. Inoltre altri fiori, come il papavero, sono sì rossi ma hanno delle venature ultraviolette che vengono percepite dalle api, ma non da noi.
Come se non bastasse le api possono rilevare la luce polarizzata e questa capacità fa apparire la via che porta ai fiori come una superstrada. Grazie a questa attitudine le api possono utilizzare la luce polarizzata come un vero e proprio sistema di navigazione alla pari del GPS e questo anche quando il sole non splende nel cielo perché coperto dalle nuvole.
E non è finita qui perché le api hanno un’ulteriore capacità: quella di percepire le immagini colorate molto più velocemente degli umani. Addirittura cinque volte più velocemente. Per noi, seduti sulla nostra autovettura, i fiori che si alternano lungo il ciglio della strada appaiono indistinti a causa del movimento relativo. Questo non succede alle api, per le quali la velocità non è un problema perché, grazie alla loro visione accelerata, riescono a fermare l’immagine più prontamente. Ed ecco che impollinare un fiore mosso dal vento non è per loro una preoccupazione. Questa capacità ha una controindicazione che ci riguarda: è del tutto inutile scacciarle una volta che, arrivati troppo vicini ad un alveare, diveniamo oggetto della loro attenzione perché scambiati per un potenziale nemico. I movimenti delle nostre mani saranno per loro perfettamente visibili e non faranno altro che aumentare la loro aggressività. I movimenti lenti, invece, sono percepiti come assenza di movimento. Ed ecco dunque perché allontanarsi lentamente è l’unica cosa da fare.
Seguiamo quindi un’ape bottinatrice nella sua ricerca di nettare e polline. Quando è ancora nell’alveare, si avvicina ad una sorella più anziana appena tornata dal suo volo di perlustrazione che si esibisce in una performance danzante. Grazie alle sue evoluzioni consegna alla nostra novizia le coordinate geografiche del luogo dove sta avvenendo la copiosa fioritura che ha scovato. Ecco che uscendo dall’alveare è pronta a farsi guidare dal proprio navigatore personale a luce polarizzata. Conosce la direzione del gruppo di fiori che dovrà visitare perché la sorella con la sua danza le ha disegnato l’angolo verso cui deviare rispetto alla retta che unisce il proprio alveare al sole. Conosce anche la distanza della fonte nettarifera perché l’energia con la quale la sorella ha danzato (evoluzioni al minuto) è inversamente proporzionale alla distanza da percorrere.
Nella prima fase del volo non le servono né un olfatto né una vista particolarmente acuta: la distrarrebbero e le farebbero consumare eccessivo carburante (il miele). L’ape in questo momento vede in maniera grossolana, senza definizione. Quando finalmente le coordinate geografiche le dicono che il luogo del banchetto è stato raggiunto, ecco allora che affina tutti gli accorgimenti sensoriali che l’evoluzione le ha donato. Per primo l’olfatto, che la indirizza verso l’odore che ha sentito in alveare sul corpo della sorella. Poi la vista, con la quale osserva attentamente forma e colore del fiore.
La caratteristica di avere spettro visivo spostato verso l’ultravioletto fa sì che a noi non è dato neppure lontanamente immaginare come le api vedono i fiori.
Abbiamo detto che l’ape vede neri i fiori rossi, quelli bianchi, probabilmente, blu-verdastro, l’erba e le foglie degli alberi giallo verdini. Questo pone davanti all’ape uno spettacolo completamente diverso da quello di cui possiamo godere noi. Sullo sfondo giallo-verde si stagliano i fiori che per lei non hanno i petali di un unico colore ma, grazie alla riflessione dei raggi ultravioletti, si accendono di speciali luci colorate che segnalano, come si trovasse su una pista d’atterraggio, il luogo dove si trova il nettario.
Recentemente è stato scoperto un altro sistema utilizzato dall’ape per rilevare la presenza del fiore: sta nell’individuazione dei segnali elettrici che il fiore emette proprio per attirarla. Un sistema di comunicazione del tutto inaspettato ma molto affascinante. Il fiore emette attorno a sé un campo elettrico che si modifica man mano che l’ape – anch’essa carica elettricamente per via del battito delle ali – si avvicina. A seguito della visita, il campo magnetico subisce una variazione che permane per alcuni minuti, probabilmente per avvertire le altre api che svolazzano nei paraggi che per il momento il calice è scarico di nettare, inutile posarvici sopra.
Se sei curioso di osservare come vedono i fiori le api puoi inserire la frase chiave: UV flowers su un qualsiasi motore di ricerca
Dal 1986 formiamo ogni anno centinaia di apicoltori/trici con un unico grande obiettivo: lavorare e vivere in libertà in mezzo alla natura salvaguardando la biodiversità e l'equilibrio del nostro pianeta attraverso l'apicoltura biologica e rigenerativa. Sia hobbisti che professionisti.
Iscrivendoti acconsenti al trattamento dei tuoi dati personali in conformità al D.Lgs 196/2003. Leggi la Privacy Policy . Niente spam la odiamo anche noi.
Del gruppo Bioapi Soc. Agr. s.s.
Via Maestri del Lavoro
Sansepolcro AR
P.IVA 02174970513
© 2020 All rights reserved.
Handmade with love by Hyphae