Mentre gli apicoltori italiani dissipano la variabilità genetica delle loro api quelli statunitensi vengono in Italia per migliorare la variabilità genetica del loro patrimonio apistico.
Una delle cause della forte mortalità delle api negli Stati Uniti, secondo un team di ricerca della Washington State University (WSU), è la variabilità genetica delle api mellifere in via di esaurimento. Questo le ha lasciate a corto di tratti genetici che le potrebbero aiutare a resistere alla varroa.
Il perché lo spiega Susan Cobey, genetista del dipartimento di entomologia del WSU e allevatrice di api regine. “Le api da miele non sono native del continente americano, le abbiamo portati qui, ma nel 1922 gli Stati Uniti hanno chiuso i loro confini alle importazioni di api per impedire la diffusione dell’Acarapis woodi (il piccolo acaro delle trachee che tanti danni fece qualche anno prima nel Regno Unito) e da allora le nostre popolazioni di api si sono incrociate tra loro”.
Questa non è solo una teoria ma un dato di fatto reso esplicito dal monitoraggio della diversità genetica delle api regine che la WSU esegue dal 1994 e che mostra un costante declino.
Ed è per questo che dal 2008 Susan Cobey ed alcuni suoi collaboratori viaggia attraverso l'Europa e l'Asia per raccogliere lo sperma dei fuchi delle api native in Italia, Slovenia, Germania, Kazakistan e Repubblica di Georgia - paesi in cui le api da miele hanno tratti genetici favorevoli, come la resistenza agli acari varroa.
Questo enorme lavoro ha avuto i suoi effetti positivi dato che le api regine prodotte dalla WSU sono attualmente ad un livello più elevato di diversità genetica rispetto alle regine testate nel 1994. Che naturalmente non vuol dire che le prestazioni di queste regine e delle operaie loro figlie siano migliori ma che i ricercatori hanno una maggiore possibilità di trovare tratti rari e unici e, soprattutto, utili.
Tuttavia non è così semplice risolvere questo problema perché in realtà ha cause molto più profonde che la semplice chiusura delle frontiere. Tanto è vero che le frontiere degli USA sono state chiuse all’importazione delle api regine nel 1922 ma il nodo è arrivato al pettine in questi ultimi anni. I motivi ce li spiega la stessa Cobey in una più datata intervista nella quale afferma che: “Il limitato stock fondativo – di api mellifere europee importate negli USA - è stato propagato e ampliato per costituire l'attuale industria apistica degli Stati Uniti. Inoltre, la distruzione da parte degli acari parassiti (Varroa destructor) della popolazione selvatica un tempo diffusa e le conseguenze genetiche delle pratiche di produzione delle api regine su larga scala (leggi selezione spinta) hanno contribuito a ridurre la diversità genetica nelle popolazioni delle api americane”.
Spero che sia chiaro a tutti gli apicoltori italiani che se la perdita della variabilità delle nostre api autoctone (e qui mi riferisco soprattutto alla Ligustica perché la variabilità nella Siciliana, Mellifera e degli ibridi naturali anche con la Carnica del Friuli, è al lumicino - e solo grazie ad un opportuno e lodevole progetto di recupero della sottospecie Siciliana e dell’instancabile lavoro e testardaggine di alcuni apicoltori per le sottospecie minori e loro ibridi naturali che almeno non sono andate del tutto perse) proseguirà al ritmo odierno con la colpevole introduzione di ibridi e sottospecie non autoctone in ogni parte d’Italia ci ritroveremo velocemente nella situazione Americana ma senza un altro luogo dove andare a recuperare quella variabilità genetica che abbiamo stupidamente buttato a fiume. Vorrei ricordare, infatti, che Susan Cobey e la sua equipe sono venuti in Italia e, più in particolare, in alcuni allevamenti dell’Emilia Romagna a recuperare il materiale genetico della sottospecie italiana che le è servito per aumentare la variabilità genetica delle api mellifere americane.
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